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Date a Cesare quello che è di Cesare

I Paesi Bassi restituiscono i Bronzi del Benin alla Nigeria, la scoperta di un centro del falso a Roma, le Birkenstock non sono opere d'arte

Buongiorno a tutti,

Credo che la newsletter di questa settimana abbia un’altalena di emozioni: tra le felicitazioni per delle conquiste culturali che fanno ben sperare sul futuro dell’umanità, lo scoraggiamento per delle direzioni non proprio rosee e la distrazione per questioni piccole e banali che potrebbero essere qualcosa di più, oppure no.

Detto ciò, cominciamo!

Riportata dal Giornale dell’Arte, la notizia più importante della settimana è sicuramente la restituzione, da parte dei Paesi Bassi alla Nigeria, dei 119 Bronzi del Benin. Questi manufatti erano stati saccheggiati dagli inglesi nel 1897 durante una spedizione punitiva nel Regno del Benin, l'attuale Nigeria. I Paesi Bassi seguono l’esempio di Germania, Stati Uniti e Regno Unito, che negli anni scorsi hanno riconsegnato le opere alla Nigeria.

«Con questa restituzione stiamo contribuendo a riparare un'ingiustizia storica che si fa sentire ancora oggi. Il patrimonio culturale è essenziale per raccontare e vivere la storia di un paese e di una comunità. I Bronzi del Benin sono quindi indispensabili per la Nigeria, è un bene che stiano tornando».

Ministro della Cultura olandese Eppo Bruins

La decisione del governo neerlandese è arrivata dopo un parere della Commissione olandese sulle collezioni coloniali, a seguito di una ricerca approfondita sulla provenienza e sulla storia delle acquisizioni delle opere. La commissione ha concluso che gli oggetti erano stati portati ingiustamente nei Paesi Bassi durante il periodo coloniale, acquisiti sotto costrizione o mediante saccheggio. In precedenza, i Paesi Bassi avevano già restituito 288 oggetti all'Indonesia nel settembre 2024 e 478 oggetti allo Sri Lanka e all'Indonesia nel 2023.

Questa scelta si inserisce nel fenomeno di riflessione sul proprio passato storico, noto anche come decolonizzazione culturale. Sono anni che i Paesi Bassi stanno rivalutando il loro cosiddetto Secolo d’oro, periodo in cui la Repubblica delle Province Unite si affermò e divenne uno dei paesi più prosperi d’Europa. E ciò fu possibile a spese delle loro colonie in Nord e Sud America, in Africa occidentale e meridionale e in Asia sud-orientale.

Infatti dal 2019 il Rijksmuseum di Amsterdam ha bandito dai suoi programmi l’espressione Golden Age (in olandese Gouden Eeuw) perché quello sviluppo e quella ricchezza non tengono conto delle guerre, della povertà, del lavoro forzato e della tratta di esseri umani a danno dei coloni.

Se l'Horniman Museum & Gardens di Londra ha restituito i Bronzi del Benin alla Nigeria nel 2022, non può farlo invece il British Museum, il quale ne possiede circa 900 bronzi ma, a causa di una legge del 1963, non può rimuovere permanentemente oggetti dalla sua collezione. Per provare a compensare, il museo britannico è in collaborazione con il Museo d'Arte dell'Africa Occidentale (MOWAA) a Benin City per sostenere la costruzione di un centro di ricerca e collezione del museo.

Questa vicenda neerlandese soprammenzionata ha riacceso il dibattito sulla restituzione dei marmi del Partenone che al momento rimarranno a Londra.

Il tema a riguardo è vastissimo e complessissimo. Nel corso delle successive newsletter si cercherà ovviamente di renderlo ancora più complicato con le varie notizie di cui vi terrò aggiornati. Intanto però, se avete voglia, potete scrivermi che cosa ne pensate!

Trump come Hitler?

Le persone protestano contro il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il piano di Elon Musk di chiudere l’USAID davanti al Campidoglio degli Stati Uniti il 5 febbraio 2025 (foto di Drew Angerer/AFP via Getty Images).

Nella newsletter dell’11 febbraio riportavo i provvedimenti in campo culturale dell’attuale presidente statunitense Donald J. Trump, ossia quelli in cui un suo ordine esecutivo interrompeva i finanziamenti federali ai programmi dedicati ai di temi di diversità, equità e inclusione (DEI).

Vi porto aggiornamenti sul tema riprendendo la notizia rimbalzata su ARTnews la scorsa settimana, dove oltre 460 artisti hanno firmato una lettera di protesta contro i nuovi requisiti per i finanziamenti imposti dall’ordine esecutivo suddetto, considerandoli un attacco ai diritti delle persone transgender, nonché denunciando che questa obbedienza forzata sia una forma di autoritarismo.

La testata statunitense Hyperallergic definisce questa condotta di Trump, tenendo conto anche dell’imposizione degli stili architettonici neoclassici per gli edifici federali, simile a quella adottata da Adolf Hitler con la famigerata arte degenerata. L'articolo di Ed Simon sottolinea come queste azioni non siano semplici manifestazioni di narcisismo, ma piuttosto segnali di una deriva preoccupantemente fascista, volta a controllare l'espressione culturale e artistica.

Infatti Trump, similmente a Hitler, conosce appieno l'importanza strategica della gestione delle arti e della cultura, non solo come espressione estetica, ma come strumento di potere e di influenza politica. Così come l’autore di questo pezzo esorta artisti e critici a vigilare e a preservare la libertà di espressione di fronte a queste tendenze autoritarie, allo stesso modo anch’ io vi incito nel mantenere alta la guardia.

Scoperto un centro del falso a Roma

Il Guardian racconta della scoperta a Roma di un laboratorio clandestino che realizzava falsi dipinti di famosi artisti per poi rivenderli online. Il rinvenimento è avvenuto in una casa nel nord della città ad opera della procura di Roma e dell'unità anti-falsificazione dell'arte italiana. Sono stati sequestrati 71 dipinti, alcuni completati e altri ancora in lavorazione, insieme a materiali per la pittura e cataloghi d'arte usati per vendere le opere. L'indagine è iniziata monitorando siti di vendita online, dove sono stati trovati dipinti di dubbia qualità firmati da artisti del XIX e XX secolo.

Questa vicenda mi ricorda molto la serie tv statunitense White Collar, ora disponibile su Disney+, la avete vista?

Le Birkenstock sono opere d’arte?

Sembrerebbe di no.

Come riporta ARTnews, a stabilire che i sandali Birkenstock non possono essere considerati opere d’arte è stata la Corte Federale di Giustizia, respingendo così la causa per violazione della proprietà intellettuale e motivando che si tratta di semplici calzature comode e popolari realizzate in sughero, e perciò non possono essere protette da copyright.

I motivi per cui Birkenstock è entrata in questo contenzioso sono legati al fatto che l’azienda aveva citato in giudizio tre concorrenti, sostenendo che vendevano sandali simili ai suoi quattro modelli distintivi, che considerava «opere d'arte applicata protette da copyright». Infatti, secondo la legge tedesca, le opere d'arte godono di una protezione più forte rispetto ai prodotti di consumo.

Una notizia del genere, seppur piccola, dal mio personale punto di vista, è molto interessante per diversi aspetti, poiché riporta in auge il grande dilemma e dibattito su cosa possa essere considerata opera d’arte e cosa no. In questa newsletter ci torneremo sicuramente spesso e spero che possa sollecitare qualche riflessione.

Consigli di lettura

Ricollegandosi anche all’ultima notizia sulle Birkenstock, osserviamo appunto come l’arte contemporanea abbia sempre di più questa tendenza di superare i confini tradizionali, concentrandosi e sviluppando un’identità fluida; trascendendo così la materia, le tecniche, i medium e le categorie.

Per avere una chiave di lettura in più e per avere una panoramica un po’ più chiara (forse), dello stato dell’arte contemporanea, consigliassimo questo saggio di Germano Celant, Artmix. Flussi tra arte, architettura, cinema, design, moda, musica e televisione. Lo potete acquistare qui.

Qualora lo leggeste, fatemi sapere cosa ne pensate!

Disclaimer: alcuni siti linkati in questa pagina hanno un’affiliazione e ottengono una piccola quota dei ricavi, senza che però vari il prezzo a vostro svantaggio. Potete tranquillamente acquistare quei prodotti suggeriti in altri posti, ma facendolo tramite i miei link potrete dare un forte contributo a questo progetto.

Prima di salutarvi e rimanendo sul tema libri, vi pongo questo quesito:

Ma per voi ascoltare gli audiolibri è equivalente alla letturatradizionale” dei libri?
È una scorciatoia oppure sono due esperienze totalmente differenti e quindi la domanda è diciamo mal posta?
Vi segnalo questo interessante articolo de ilPost che ha provato a fornire una risposta a questo dilemma.

Spero che la newsletter di questa settimana vi sia piaciuta!
Sono ancora in un momento di sperimentazione e penso che cambierò più volte il formato e i contenuti di Periegesi. Se avete tempo e modo di farmi sapere cosa vorreste di più o di meno, potete scrivermi nei miei canali social oppure su [email protected]!

Ah, l’evento live Dal Podcast al Palco del podcast Amore Mio del 28 febbraio 2025 all’Onstage del Pigneto è andato sold-out! Risultato bellissimo e inaspettato. Se non sarete dei nostri questo venerdì, non vi preoccupate! Perché probabilmente quest’occasione potrebbe diventare un appuntamento fisso, chissà!

A presto e vi auguro un riposante settimana!

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