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Il "buongiorno" si vede dal mattino?

Il murale di BLM viene rimosso, la riscoperta di un Mantegna, l'inizio del processo del furto del cesso d'oro di Cattelan e il Tribunale di Roma che confisca delle opere al Louvre

No, questo non è un pesce d'aprile.
Sono riuscito finalmente ad inviarvi Periegesi!
È un po’ più scarica rispetto al solito, ma è stata una settimana molto intensa. Lo è sempre in realtà, ma in questa più che altro si è inserito il mio compleanno (ahimè anch’io ho scavallato e sono passato agli -enta) e quindi tutto ciò che ne consegue.

È stato difficile scegliere quali notizie inserire in questa rassegna, perché ho trovato questo periodo un po’ scarico rispetto alle settimane precedenti. Tuttavia, non vedo l’ora di inviarvi il prossimo bollettino poiché ho già intravisto diversi articoli molto interessanti!

Ma rimaniamo intanto sul presente e iniziamo!

Il murale di Black Lives Matter a Washington è sta per essere rimossa

Nei primi di marzo sono iniziati i lavori di smantellamento del murale di Black Lives Matter a Washington D.C., che copriva due isolati della 16th Street Northwest vicino alla Casa Bianca, creato nella primavera del 2020 dall'organizzazione MuralsDC in seguito alla morte di George Floyd.

Sebbene nel 2021, la sindaca di Washington Muriel Bowser avesse annunciato che il murale sarebbe diventato una caratteristica permanente di un'area parzialmente pedonalizzata ribattezzata Black Lives Matter Plaza, successivamente lo scenario è cambiato con la presentazione di un disegno di legge da parte di Andrew Clyde, un rappresentante repubblicano della Georgia, minacciando di "congelare" milioni di dollari di finanziamenti federali a Washington se il murale non fosse stato rimosso e la strada rinominata Liberty Plaza.

La rimozione della scritta dovrebbe richiedere circa sei settimane, poiché non si limiterà semplicemente a cancellare le parole dipinte, ma comporterà anche interventi sulla struttura della strada, precedentemente trasformata in area pedonale. Questo evento si inserisce nel più ampio contesto di opposizione dell'amministrazione Trump alle iniziative di diversità, equità e inclusione (DEI).

Riscoperto un Mantegna a Pompei

Andrea Mantegna, “Deposizione di Cristo”, 1490-1500 ca.

Il Giornale dell’Arte riporta il ritrovamento e la presentazione di un'opera perduta di Andrea Mantegna, ossia una Deposizione di Cristo, documentato nel XVI secolo a Napoli ma successivamente scomparso dalle fonti storiche.

La riscoperta è avvenuta grazie all'attenzione di un ricercatore, Stefano De Mieri, che ha notato l'opera online sul sito della Conferenza Episcopale Italiana, dove era stata pubblicata dal Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, attuale luogo di custodia del dipinto. Il quadro è stato affidato ai Musei Vaticani per indagini diagnostiche e restauro, che hanno richiesto quasi due anni di lavoro a causa della complessità della rimozione delle vernici e delle problematiche legate al supporto.

Le analisi scientifiche, unite a dati stilistici e iconografici, confermano la piena autografia dell'opera, realizzata con tecnica a tempera grassa su tela di lino, simile ad altre opere coeve di Mantegna. La riflettografia ha rivelato uno straordinario disegno preparatorio, e il restauro ha evidenziato dettagli come un riferimento all'Arco di Tito nello sfondo con la città di Gerusalemme.

Inoltre, una lettera del 1524 testimonia l'esecuzione della Deposizione da parte di Mantegna per la Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli. Si ipotizza una committenza aragonese, forse da parte del re di Napoli Federico d’Aragona (1496-1501). L'opera è ritenuta tarda nella produzione di Mantegna, databile tra la fine degli anni Novanta del Quattrocento e il 1500.

Il dipinto sarà esposto nella mostra Il Mantegna di Pompei. Un capolavoro ritrovato ai Musei Vaticani e successivamente tornerà al Santuario di Pompei, dove sarà collocato in un nuovo spazio museale all'interno di un percorso mariano.

Inizio del processo del furto del cesso dorato di Cattelan

L’articolo pubblicato su Exibart riporta l’inizio del processo nelle aule della Oxford Crown Court di Londra riguardo al furto di America (2016), la toilette in oro massiccio di Maurizio Cattelan, avvenuto nel settembre 2019 al Blenheim Palace, un sito patrimonio dell'UNESCO in Inghilterra, dove era in esposizione per soli due giorni.

Cinque uomini fecero irruzione nel palazzo con veicoli rubati e, in soli cinque minuti, sottrassero l’opera, dal valore di 6 milioni di dollari. Si presume che l'oro sia stato fuso per essere rivenduto.

Sotto processo sono Michael Jones, Frederick Doe e Bora Guccuk, i quali si dichiarano non colpevoli. Sono accusati, rispettivamente, di furto con scasso e di cospirazione per riciclare il ricavato del furto (l'oro). Le prove presentate dall'accusa includono messaggi che suggeriscono una trattativa per la vendita dell'oro rubato. Un quarto uomo, James Sheen, con precedenti penali per rapina, si è dichiarato colpevole del furto.

Dopo il furto, Cattelan ha espresso la speranza che si trattasse di un gesto con intenti "alla Robin Hood" o addirittura uno scherzo. Tuttavia, a distanza di sei anni e senza notizie sul ritrovamento, le speranze di recuperare l'opera sembrano minime.

Il Tribunale di Roma ordina la confisca di sei opere ora al Louvre

Rimaniamo in tema legalità.

Su Artribune rimbalza la notizia della disputa legale tra l'Italia e il Museo del Louvre di Parigi riguardante sei manufatti culturali italiani che l'Italia sostiene siano stati acquisiti illegalmente dal museo. Il Tribunale di Roma ha ordinato la confisca di queste sei opere attualmente esposte al museo francese, sulla base dell'affermazione che siano state trafugate dall'Italia centrale e meridionale e successivamente vendute al museo. Inoltre l'Italia sostiene che il Louvre abbia acquistato questi oggetti sapendo della loro provenienza illegale.

La situazione è contestualizzata all'interno del fenomeno storico dei "tombaroli", che ha influenzato significativamente il mercato illecito di reperti archeologici in Italia, in particolare durante gli anni '70 e '80. Questo periodo ha visto un diffuso saccheggio di siti archeologici, specialmente necropoli etrusche in regioni come Lazio, Toscana e Umbria, con manufatti di significativo valore storico e artistico rubati e venduti a collezionisti privati e musei internazionali. Queste transazioni illegali spesso coinvolgevano documenti falsificati e la complicità di esperti e galleristi.

Le sei opere contese al Louvre siano le seguenti:

  • Un'anfora acquistata all'asta di Sotheby's nel 1990, di provenienza sospetta per le autorità italiane.

  • Le Nereidi in terracotta, transitate in Svizzera senza rispettare le procedure doganali internazionali della Convenzione UNESCO del 1970 (ratificata in Italia con la Legge 873/1973).

  • Alcuni vasi del IV secolo a.C. sottratti da scavi clandestini in Italia ed esportati illegalmente in Francia, in violazione dell'art. 174 del Codice dei Beni Culturali.

  • Una testa in terracotta di Eracle, la cui provenienza è oggetto di indagine per esportazione illecita di beni culturali (art. 518-duodecies c.p.).

  • Un architrave della chiesa di San Nicola di Bari ad Avezzano, scomparso in circostanze misteriose dopo il terremoto del 1915.

Dal 2018, il Ministero della Cultura italiano e il Louvre sono stati in contatto per trovare una soluzione amichevole per la restituzione dei manufatti, ma la questione è ora passata al sistema legale italiano con l'ordinanza di confisca del Tribunale di Roma. Questa azione legale è in linea con gli intensificati sforzi dell'Italia per recuperare il patrimonio culturale esportato e venduto illegalmente all'estero. Solo nel 2023, l'Italia ha rimpatriato un numero significativo di manufatti dall'Inghilterra e dagli Stati Uniti.

Suggerimenti sparsi

Sfogliando i giornali mi sono imbattuto su questo articolo de Il Giornale dell’Arte, ossia Quanto varrebbe oggi l’arte rubata 35 anni fa dall’Isabella Stewart Gardner Museum? di Carlie Porterfield. Ovviamente ho pensato al documentario sulla vicenda che vi consiglio assolutamente, ossia il documentario Netflix This Is a Robbery: The World's Biggest Art Heist.

Il furto d'arte alla collezione Isabella Stewart Gardner Museum di Boston è uno dei più grandi e misteriosi furti d'arte della storia.

Nella notte tra il 17 e il 18 marzo 1990, due uomini travestiti da poliziotti entrarono nel museo e immobilizzarono le guardie di sicurezza. In circa 81 minuti, i ladri rubarono 13 opere d'arte di inestimabile valore, tra cui dipinti di Rembrandt, Vermeer, Degas e Manet. Il valore stimato delle opere rubate ammonta da 200 milioni a oltre 1 miliardo.

Nonostante le indagini approfondite da parte dell'FBI e di altre forze dell'ordine, le opere d'arte non sono mai state recuperate e i responsabili del furto non sono mai stati identificati. Il museo offre tuttora una ricompensa di 10 milioni di dollari per informazioni che portino al recupero delle opere.

Il furto ha suscitato grande scalpore e ha alimentato numerose teorie e speculazioni. Il museo ha lasciato le cornici vuote dove un tempo erano esposte nei punti in cui erano esposte le opere rubate, come simbolo della perdita e della speranza di un loro ritorno.

Spero sempre che questi tipi di contenuti possano in qualche misura arricchirvi e che possa proporre delle riflessioni oppure degli spunti di riflessioni con i vostri amici e/o colleghi.

Vi anticipo intanto che in questa Primavera sono previsti diversi incontri ed eventi da me organizzati o a cui parteciperò, perciò preparate le vostre agende così ci vediamo!

Mi raccomando, non fatevi fregare dai Pesci d’Aprile degli altri 🐠

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